Storia dell’infusione

Storicamente possiamo suddividere le tecniche di preparazione del tè in tre scuole:

  1. quella del tè bollito;
  2. quella del tè sbattuto;
  3. quella del tè infuso.

Il Tè bollito

Usate inizialmente come medicina, le foglie di Tu, ridotte in poltiglia, venivano applicate come impiastro per alleviare i dolori reumatici. Nel IV secolo d.C., invece, il tè diventa bevanda alla moda e ricercatissima da dignitari e cortigiani.

In questo periodo, e per molti secoli a venire, il tè viene lavorato facendo essiccare le foglie per poi pressarle fino ad ottenere dei panetti duri e facili da trasportare.
Per prepararlo si dovava staccare la quantità necessaria, frantumarla nel mortaio e poi bollirla in acqua con altri ingredienti come il sale, lo zenzero, la buccia d’arancia e il latte e qualche volta addirittura le cipolle.

Ancora oggi nel Tibet, in Mongolia e anche in India il tè viene preparato quasi allo stesso modo.

Il Tè sbattuto

Nell’VIII secolo gran parte degli ingredienti sono scomparsi ed è sopravvissuto solo il sale. E’ in questo periodo che viene scritta la prima opera “scientifica” sul tè: il Canone del Tè o Cha Ching del poeta Lu Yu (Lu Wu).

Sotto la dinastia Sung si ha la nascita di un nuovo modo di preparare e bere il tè.

Le foglie vengono pestate fino a ridurle in polvere finissima; questa verrà messa in una ciotola e, con l’aggiunta di acqua calda, sbattuta con un frustino di bambù fino a farla schiumare. Il tutto accompagnato da un rituale molto preciso che oggi sopravvive solo in Giappone nella Cerimonia del tè (Cha no yu).

Il Tè infuso

L’invasione mongola e l’avvento della dinastia Ming, nel XIII secolo, faranno scomparire completamente anche il ricordo di questa tecnica. Le foglie, adesso, vengono fatte essiccare e poi lasciate pochi minuti in infusione in acqua non bollente.

Il tè è giunto in Europa nel 1632 e gli occidentali hanno per molti secoli conosciuto solo questo modo di preparare il tè.

Controversa è l’origine dell’aggiunta di latte o limone, cosi British e tipica del teatime. C’è chi sostiene, uno su tutti Sam Twining, erede della prestigiosa casa inglese, che la motivazione fosse l’evitare la rottura delle tazze che, raffreddate con il latte, non si spaccavano a contatto con l’acqua bollente.

Sicuramente più credibile è invece la tesi che gli europei lo abbiano mutuato dalle popolazioni che ne facevano ancora uso.

Resta però inusuale la scelta del limone che non viene mai usato dai cinesi.

Back to top